Grazie a Silvia Polizzi per questo suo bell’articolo che potete leggere nel blog (qui)
Ve ne proponiamo un estratto:
Oltre la patina della “cucina da soubrette”, esistono i ristoranti, quei luoghi mitologi per fortuna non ancora scomparsi, in cui la gente che paga i conti si reca e in molti casi ritorna volentieri per mangiare, nutrirsi bene e scoprire (o in alcuni casi riscoprire) quel filo conduttore che lega passato e presente della cultura gastronomica italiana e locale.

Attento, appassionato ed esperto di materie prime locali, propone ai suoi ospiti percorsi gastronomici che mirano alla promozione dei prodotti tipici quali il formaggio di capra girgentana, il carciofo spinoso di Menfi, l’acciuga e il gambero rosa di Sciacca e la melanzana locale solo per citarne alcuni.

Il menu ovviamente varia seguendo i ritmi stagionali, tranne per un dessert sempre presente in carta e per il quale la famiglia Bentivegna meriterebbe la menzione di Ambasciatori della tradizione gastronomica saccense. Parliamo dell’Ova Murina, dolce nato grazie alla creatività delle suore della Badia Grande nel XVI secolo che riproduce il cannolo la cui cialda è realizzata da una crêpes con aggiunta di mandorla e cannella e ripiena di bianco mangiare, sostitutivo della ricotta indisponibile durante la calura estiva. Il dolce è ingiustamente quasi scomparso dai menu degli altri ristoranti del luogo, ma per fortuna il buon Nino propone a tutti i visitatori l’assaggio di questo dolce tipico premurandosi di lasciarne una foto con descrizione e ricetta. Se dovessimo utilizzare una metafora alla Sorrentino, sotto il chiacchiericcio e il rumore in cui sprofonda la Grande Bellezza della cucina Siciliana, c’è la Cultura di un territorio che grazie a Uomini come Nino Bentivegna e la sua squadra in cucina composta dalla figlia Lila e Angelo Principato riesce a resistere alla decandenza del mondo della ristorazione fatto di stelle e lustrini buonisti.